venerdi' 13 regia di Marcus Nispel USA 2009
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venerdi' 13 (2009)

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locandina del film VENERDI' 13

Titolo Originale: FRIDAY THE 13TH

RegiaMarcus Nispel

InterpretiJared Padalecki, Amanda Righetti, Derek Mears, Odette Yustman, Ryan Hansen, Ben Feldman, Danielle Panabaker

Durata: h 1.39
NazionalitàUSA 2009
Generehorror
Al cinema nel Febbraio 2009

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Trama del film Venerdi' 13

Una terribile tragedia si è consumata a Camp Crystal Lake. Tre decenni più tardi un gruppo di ragazzi si reca sul luogo della strage alla ricerca di un campo di marijuana per appropriarsi indebitamente delle cime con l'intenzione di arricchirsi. Accampati nell'oscura foresta, i cinque verranno fatti fuori da un uomo mascherato. Sei settimane dopo un giovane di nome Clay giunge a Crystal Lake a bordo della sua moto per cercare la sorella scomparsa. Si imbatterà nello spocchioso Trent che ha invitato alcuni amici a passare il week end nella villa di famiglia che si affaccia sul lago.

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Voti e commenti su Venerdi' 13, 152 opinioni inserite

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Jolly Roger  @  22/02/2019 13:27:04
   6½ / 10
Due remake di NISPEL a confronto: NON APRITE QUELLA PORTA e VENERDI 13

C'è una certa idea, che trovo un po' rigida, secondo la quale i remake siano film di carattere inferiore agli altri.
Come figli di un dio minore.
Insomma, i remake sarebbero meno degni di rispetto, come un falso, la brutta copia di un dipinto di Van Gogh fatta da un principiante e spacciata per vera.
Questa concezione si aggrava ancora di più se il remake è di un film ritenuto un "mostro sacro" – in tal caso, il regista che "ha osato" approfittare del capolavoro altrui è tacciato, oltre che di fallimento, pure di lesa maestà.
Io ritengo che il remake sia al contrario una bellissima occasione per far rivivere un film del passato, svecchiandolo di quanto ormai è uscito dal gusto comune e arricchendolo di ciò che vi è invece entrato, nonché cercando di rivalutare alcuni aspetti del tempo che fu in chiave più moderna.
E' in base a questi aspetti che io valuto un remake - e sulla base di questi, l'operazione di Marcus Nispel è perfettamente riuscita quando ha girato il remake dell'Horror più conosciuto di tutti i tempi, The Texas Chainsaw Massacre, ovvero NON APRITE QUELLA PORTA.
Quel remake fu davvero ben fatto e le sue caratteristiche vennero poi riproposte nel prequel del 2006: Nispel riuscì a "svecchiare" la famiglia Sawyer, rendendo i suoi personaggi un po' più moderni: il Leatherface di Nispel è ritardato, certamente lo è - così come lo era l'originale, ma è ben più presente, mentalmente, di quanto era quest'ultimo: è meno goffo, più conscio delle proprie azioni, la sua violenza è meno spontanea ma più consapevole e forse per questo anche più truce.
Anche il resto della famiglia è palesemente meno pazzo e meno esuberante rispetto ai membri originari del film di Hooper, che erano degli evidenti schizzati - ma questa maggiore canonicità nasconde in realtà la loro più nichilistica e sadica concezione della realtà, più fredda, più lucida e ancora più abietta, perché non è solo figlia della disperazione, della desolazione, della stagnazione economica e della pazzia come nel primo film, ma è figlia dell'adattamento prolungato a questa situazione di abominio e di violenza che, dopo anni, non è nemmeno più percepita come crudele o moralmente sbagliata da chi la perpetra (e forse nemmeno più, al contrario, come piacevole), ma è diventata abituale, consueta, assolutamente normale. Emblematica, in tal senso, la scena in cui Lee Ermey, nei panni dello Sceriffo Hoyt, si gusta col mestolo la zuppa al cui interno vi sono pezzi umani, e si lamenta con la mogliettina del fatto che…manca l'aglio!
Mangiare altre persone non è immondo. E' normale. Quello che non va, o quello di speciale, o quello che guasta…è il fatto che manca l'aglio. E' immondo che manchi l'aglio!
Emblematica in tal senso è anche l'accettazione, da parte di chiunque (e non solo da parte della famiglia Sawyer), della situazione di violenza - che mi consente anche di fare una riflessione su quanto il remake sia stato intelligente nel rivedere in chiave moderna alcuni aspetti dell'originale: con una strizzatina d'occhio di Nispel al sottogenere dei "Rednecks Horror" / "Hillbilly Horror" (che poi è nato con Non Aprite Quella Porta), gli abitanti del posto sono stati dipinti come gentaccia della peggior specie, che vive in roulotte e che tira a campare. Gente infima, squallida, ripugnante nella loro indifferenza, nella loro omertà e complicità.
Rednecks che sono al corrente di quanto accade ai malcapitati che capitano in giro ad opera della famiglia Sawyer (es. la vicina che va a bere il tè insieme alla mamma adottiva del Leatherface) – e, se serve, la aiutano.
Allo stesso tempo, il remake strizza l'occhio al torture porn, molto in voga in quegli anni: le scene di violenza sono molto calcate e prolungate, in modo da alzare la tensione ai massimi livelli, per trasportare il più possibile la violenza da un piano fisico ad un piano anche psicologico. Sono tutti elementi già presenti nell'originale, che per molti versi è stato uno dei film più innovativi nel cinema horror – ma il remake ha portato questi aspetti ai massimi livelli.
La più grande innovazione del remake è l'attitudine della final girl. Nella tradizione, la final girl è semplicemente una ragazza urlante che fugge. Nell'originale, Marilyn Burns urla come un'ossessa dall'inizio alla fine, tanto da rischiare di risultare eccessiva ed irritante.
La final girl ammodernata, quella del remake, no.
Lei è figlia della Girl Revolution, delle Bad Girls o del Girl Power o chiamiamolo come vogliamo. Pure lei urla, pure lei sbraita e pure lei fugge…ma ad un certo momento non ne può più e inizia a tirar calci nelle balle.
La grossa differenza è che la "bad final girl" del giorno d'oggi si ribella al Male e, manco fosse dotata di un potere soprannaturale (…ma sarà forse l'invincibile POTERE DELLA F..A?) riesce pure a fronteggiarlo, spesso anche vincerlo.
Insomma, Non Aprite Quella Porta del 2003 fu un esperimento dignitoso e riuscito, così come il prequel del 2006, entrambi oggetto di critiche spesso immeritate e pretestuose.

Ora, purtroppo, secondo me la stessa operazione di Nispel con il remake di Venerdì 13 è fallita, o perlomeno non è stata agli stessi livelli.
Certamente, la saga di Venerdì 13 mal si adatta ad una rivisitazione in chiave moderna. Jason soffre di un grosso handicap: è un personaggio molto semplice, forse troppo. Certamente poteva spopolare a tempo indeterminato nei b-movies degli anni 80 e 90, ma oggi la storia è cambiata e anche negli horror si cerca un minimo sindacale di novità.
Se si ripropone il solito schema dello slasher (già proposto dalla saga in ben 11 film!), ok, può funzionare comunque ancora oggi, ma solo a patto che vi sia novità sotto altri punti di vista: si deve innovare (o ri-nnovare) il villain (ho visto recentemente Terrifier, che è sì uno slasher di vecchio stampo e con vecchi schemi…ma quanto è cattivo quel Clown!), oppure l'ambientazione, o qualsiasi altro elemento, magari un diverso pretesto per giustificare la carneficina dei malcapitati.
Con Jason, la possibilità di innovare o di rinnovare ha davvero spazi stretti. Chi lo conosce, lo conosce fin troppo bene: è come un pupazzo cattivo sul comodino di una camera da letto che tutti quelli della mia generazione hanno nel cervello, la stanza dei ricordi.
Chi invece è giovane e non lo conosce, resta forse un po' basito nel vederlo, nel chiedersi chi è…e soprattutto, perché uccide? Dieci minuti di spiegazione iniziale sono troppo pochi. Soprattutto se si considera che la vecchia saga di Jason aveva un intero film (il primo) e anche parte del secondo a fare da background a tutti i successivi. Jason era uno che, a conti fatti, aveva pure le sue ragioni per prendersela con gli idioti che, periodicamente, ritornavano a popolare Crystal Lake dopo ogni – ennesimo - massacro.
Ma questo Jason moderno? Praticamente è come se si fondesse in un solo film i primi tre capitoli della saga, ma nonostante ciò Jason ne esce caratterizzato pochissimo – il che è grave, perché, appunto, il personaggio è semplice già di suo. Se non gli dai un po' di carne al fuoco, se non lo monti un po', è e rimane solo un Coso con una maschera e poco cervello, che uccide.
Sono un po' deluso dalla caratura di questo Jason. Troppo leggera. Forse ho un ricordo un po' deformato ed edulcorato dei vecchi film, ma a me questo Jason mi sembra piccoletto (e non di statura) se confrontato con quello degli anni 80.
E' stato un bene svecchiarlo un po', levandogli quell'andatura a scatti da automa e la lentezza eccessiva dei movimenti – però non va nemmeno bene l'averlo trasformato in un tecnico che scava gallerie nel sottosuolo, illuminate con tanto di luce elettrica. Né in un arciere medaglia d'oro alle olimpiadi. Ci mancava soltanto che gli dessero in mano un mitra e che iniziasse a uccidere sparando…
Insomma, dovevano essere meno approssimativi e caricare un po' di più il personaggio. E' vero che Jason è quello, però qui lo hanno riproposto esattamente com'era, in modo sbrigativo e approssimativo, togliendo più che aggiungere - e sbagliando, laddove hanno cercato di aggiungere.
Oltretutto Jason non si presta facilmente, come personaggio, ad un remake. E' troppo figlio degli anni '80 e mal si presta a rivisitazioni. Come del resto Freddy Krueger – il che implica che non è soltanto la semplicità del personaggio a rendere difficoltosa la riproposizione di certi "miti"– perché se il discorso vale per Jason, non dovrebbe però valere per Freddy, che era certamente un personaggio (apparentemente) più complesso e certamente con più sfaccettature e possibilità di azione (anche se, ad onor del vero, sconta il fatto di essere confinato nel mondo degli incubi – difetto non da poco conto, in un mondo come quello di oggi, certamente meno incline all'irrazionale rispetto agli anni '80).
Negli anni '80, pure i villain dei film horror diventavano delle star, entravano nella cultura comune e finiva che ti trovavi il bambolotto di Jason al supermercato. Erano bellissimi quegli anni e lui ne rappresentava un'icona, con la sua maschera ed il machete d'ordinanza.
Oggi è rimasto un'icona. Venerdì 13 è Jason, ma questo Jason non basta più, non fa più breccia nel nostro mondo. Era già palese molti anni fa, quando, per innovare qualcosa nella saga, portarono Jason a Manhattan, o addirittura nello spazio!
Dall'altro canto, un Jason troppo rinnovato rischierebbe di snaturare il personaggio. E' come un cane che si morde la coda: un Jason non rinnovato ed uguale al passato non funziona, ma dall'altro canto un Jason rinnovato…non sarebbe più Jason e forse non funzionerebbe comunque.
Il che mi porta alla riflessione iniziale: il problema è la semplicità del personaggio.
Semplicità funzionale nel passato, quando cercavi trama zero, divertimento, slasher, un cattivo molto cattivo.
Superata, oggi.
Io però nonostante questo mi sarei aspettato che rischiassero un po' di più e ho l'impressione che non si siano sfruttate tutte le potenzialità offerte dalla saga e dal personaggio. Anche perché il film è comunque buono: non c'è noia e non manca qualche buon momento di tensione - e l'ambientazione è sempre ottima, oltretutto valorizzata bene - e sicuramente meglio che in passato.

Tutt'altra storia, per concludere, quella del Leatherface.
Per qualche motivo, quel personaggio non è invecchiato, si è adattato al trascorrere del tempo e quindi lo puoi riproporre come e quando vuoi. Tanto che l'ultimo film su di lui è del 2017 e si parla di fare una serie TV.
Io credo che ciò sia avvenuto perché, in un certo qual modo, il Leatherface, col passare degli anni, ha cominciato ad incarnare, nell'immaginario collettivo, la violenza reale, quella vera, quella spontanea e genuina. Non quella degli incubi e delle leggende, ma quella che potresti incontrare per davvero.
Il Leatherface e l'ambiente da cui è circondato sono versatili, sono svincolati dalla variabile del tempo storico in cui i film originali furono girati. "Non Aprite Quella Porta" offre molte più possibilità di uscire dai binari dello schema originale – e alcuni film della saga (es, proprio quello del 2017 citato) lo hanno più che dimostrato.

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Ultima risposta 25/02/2019 14.03.54
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